Il Consorzio Intesa eroga il Servizio di Assistenza domiciliare coprendo in maniera capillare tutti e 27 i comuni del distretto sanitario FR/C, operando con numerosi operatori ed uno staff di professionisti che ne fa la supervisione. Con questo articolo, vogliamo dare il via ad un percorso che faremo con il gentile contributo degli operatori socio-sanitari impiegati sul Servizio. Tema principale sarà il ruolo dell’assistente a sostegno della persona e della famiglia nel Sistema della Domiciliarità. Vogliamo incontrare tutti gli operatori del servizio che vivono la fatica della cura tra emozioni e rapporti che coinvolgono.
Oggi vogliamo cominciare con la testimonianza di una persona dello staff che si occupa della supervisione: Maria Rosaria Camillacci, assistente familiare attiva sul servizio dal 2012, Referente Territoriale del Servizio di Assistenza Domiciliare e Familiare dal 2017.
Racconta, Maria Rosaria, partendo dal 2012, quando la sua esperienza lavorativa, fino ad allora, si era svolta esclusivamente in laboratori che prevedevano l’occupazione di diversamente abili o in centri residenziali e di prima accoglienza, in un lavoro guidato da “codici”. Pensava a questo mentre, in una mattina di giugno, attendeva la collega che l’avrebbe affiancata nella prima settimana di lavoro nell’assistenza domiciliare. “Se proprio devo essere sincera”, dice Maria Rosaria, “un pregiudizio mi aveva sempre accompagnato riguardo all’assistenza a domicilio. Immaginavo la vecchietta simpatica, dispensatrice di caramelle e di buoni consigli, forse un po’ smemorata, continuamente bisognosa di compagnia e di chi le ricordasse di prendere le medicine, che le riassettasse la casa”.
“Che sarà mai, mi ripetevo, come un mantra”, continua. “La verità è che io sapevo benissimo che mi stavo avventurando per mari che non avevo mai solcato, stavo per entrare nelle case delle persone, nel posto più intimo della loro esistenza, nelle stanze da letto e nelle cucine in cui loro avevano vissuto gli anni della giovinezza, dove un movimento maldestro avrebbe potuto mandare in frantumi un ricordo carissimo o uno specchio. Un’estranea che si avvicina al focolare di estranei, con un sorriso teso, una gentilezza forzata, una vecchia tuta da ginnastica sciatta e scarpe che avevano visto tempi migliori. Il disagio mi assaliva”.
L’attesa finì e Maria Rosaria iniziò la sua settimana di prova.
Dopo pochi giorni le sembrava di aver fatto quel lavoro da una vita. Lei entrava nelle case e pur essendo “un’estranea” era come se ci fosse sempre stato un posto per lei lì dentro. Iniziò con casi abbastanza complessi, eppure, seppe che la maggior parte degli utenti era soddisfatta di lei, del suo modo scherzoso di approcciarsi a ogni situazione, della sua padronanza nella lettura dei fogli illustrativi (non scherza!), della velocità e della discrezione con cui si muoveva nell’ambiente domestico. Il pregiudizio che la accompagnava prima dell’esperienza era stato smontato.
Continua, Maria Rosaria: “Non sono una dama di compagnia, né un’infermiera e tantomeno una badante. L’assistente familiare si può dire “trasversale” rispetto a queste figure professionali. La mia figura è un supporto alla persona volta a favorire il mantenimento delle capacità partendo dall’istaurazione di un rapporto emozionalmente significativo con l’utenza. Il badante si occupa della persona, l’assistente familiare, oltre a fornire aiuto pratico e logistico, istruisce la famiglia su come supportare al meglio il proprio caro in difficoltà, alleggerendo per quanto possibile il carico familiare, oppure indirizza l’assistito verso una vita salubre, sicura e attiva, lo incoraggia nelle relazioni sociali e sbriga per lui o lei piccole pratiche.”
“Da quella mattina di fine giugno son passati sei anni e mezzo e nel frattempo sono anche diventata Referente territoriale”, conclude Maria Rosaria, “ho visto il dietro le quinte che per anni sono stata curiosa di conoscere. I colleghi “anziani”, che alla prima riunione d’équipe guardavo con timore reverenziale sono adesso i miei collaboratori più fidati, sempre pronti ad intervenire per risolvere le problematiche inerenti all’utenza.”
Questo per Maria Rosaria, che ringraziamo per l’autenticità delle sue parole che ci hanno davvero emozionato, è l’assistenza domiciliare: un supporto discreto, ma solido e competente. Ogni mattina indossa la tuta da ginnastica, le scarpe comode, la coda alta: sono la sua divisa! Si mette il camice bianco e suona al campanello del primo utente. Si presenta e inizia, sempre con lo stesso entusiasmo del primo giorno, sempre pronta con una parola di conforto, se è una giornata storta. Le soddisfazioni sono numerose, perché Maria Rosaria si sente davvero di supporto per i suoi utenti e tra di loro gode di una stima molto alta. Si ritiene soddisfatta del suo operato. E il Consorzio Intesa lo è di lei.
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