“Siamo diversi, ma tutti uguali, abbiam bisogno di un paio d’ali e stimoli eccezionali”, cantava l’allora quindicenne Luis Miguel al Festival di Sanremo nel 1985, conquistando il secondo posto tra i big. Un incipit perfetto per parlare di un tema difficile come quello della disabilità. Anche se poi, liberando il campo dai pregiudizi e guardando le cose da un’angolazione diversa, si scopre che il giovane Luis Miguel, involontariamente, nella sua hit diceva una grande verità. Perché la disabilità ha in sé sicuramente disagio e sofferenza, ma non è necessariamente una condanna all’infelicità. Lo sosteneva anche Franklin Delano Roosevelt, trentaduesimo presidente americano, costretto su una sedia a rotelle dalla poliomielite all’età di 39 anni, 11 anni prima di insediarsi alla Casa Bianca dove rimase per ben 4 mandati: <<Bisogna liberarsi da un ideale di felicità per arrivare alla gioia concreta>>, spiegava. Ergo, si può trovare la via per la felicità anche nella diversità e nella disabilità, basta aprire la propria mente e uscire dai soliti schemi. Un concetto che si può applicare anche in senso contrario, perché aprire cuore e mente può consentire di vedere serenità dove altrimenti si noterebbero solo patimenti. Per i normodotati un modo diverso di affrontare la questione, ma per chi convive con la disabilità una ricetta per la felicità.